mercoledì 27 gennaio 2016

martedì 26 gennaio 2016

La testimonianza di Tiziana e Danilo - Corso Aquila e Priscilla

Cari amici, riportiamo per intero nel nostro blog la testimonianza che ci hanno lasciato Tiziana e Danilo dell'equipe del corso "Aquila e Priscilla" e che è stata pubblicata sul primo numero del 2016 della Rivista Porziuncola.
Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Una strana storia di sterilità e fecondità
di Tiziana Serino e Danilo Dimatteo
dal n. 1/2015 della Rivista Porziuncola

Siamo Titti e Danilo e ci siamo sposati il 13 maggio 2011, dopo ben 11 anni di fidanzamento.
Vogliamo qui raccontare una storia di sterilità e fecondità, anche se ad oggi il Signore non ci ha ancora fatto dono di un figlio.
Vi sembrerà strano che parli di fecondità una coppia che non ha figli, ma possiamo testimoniare come la presenza di Dio nella nostra vita abbia trasformato campi aridi in campi fertili.
Una prima presenza straordinaria per noi è stata quella di p. Fabrizio Migliasso, il compianto custode della Porziuncola, che ci ha accompagnato come guida spirituale a partire dal corso Agape, al quale abbiamo partecipato un paio di mesi prima del giorno del matrimonio, fino al giorno della sua nascita in cielo e che ha rappresentato la prova concreta e viva della benedizione di Dio sul nostro sacramento.
Per meglio far comprendere la nostra storia e per presentarci, riteniamo necessario richiamare due icone: una biblica e una figurata.
La prima, che abbiamo letto nel giorno del nostro matrimonio, è tratta dall’Apocalisse: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”. E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”; e soggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci”».
La seconda, invece, raffigura Maria e Giuseppe in viaggio verso Betlemme per il censimento: l’abbiamo data agli invitati nel giorno delle nozze come ricordo del matrimonio.
Il nostro viaggio, metaforico e fisico (ci siamo trasferiti da Barletta, la nostra città d’origine, a Roma per esigenze lavorative), successivo alle nozze non è stato semplice. Tutte le nostre idee, i nostri progetti, i nostri schemi sulla vita matrimoniale si sono scontrati con non pochi iniziali problemi: un’entrata economica non si è realizzata e abbiamo faticato non poco a gestire le prime spese (acquisto dei mobili in primis). Ciò si affiancava anche alla difficoltà di Titti nel trovare un’occupazione che garantisse un secondo reddito alle fragili finanze familiari. Il quadro era reso ancora più difficoltoso dal rigido inverno del 2011: le strade innevate rendevano problematico raggiungere Assisi per raccogliere il conforto di padre Fabrizio. Pian piano la sfiducia aumentava e creava un solco tra di noi: Titti trascorreva le sue giornate cercando di organizzare un ambiente domestico dove mancavano i mobili e che assomigliava più a un magazzino che a una casa vivibile; mentre Danilo non si accorgeva del profondo disagio vissuto da sua moglie. Cominciava a delinearsi un quadro di grande stanchezza e sterilità, dove l’amore era soffocato dal peso delle preoccupazioni e dei timori per l’avvenire.
Come naufraghi, l’unica via di salvezza era cercare acqua e cibo nel luogo in cui ci trovavamo: il nostro matrimonio. Abbiamo, così, scavato con le mani della preghiera, inizialmente da soli, poi insieme. La situazione economica non è cambiata, ma sono cambiati i nostri cuori nutriti dall’azione della preghiera che li apriva a ricevere l’Amore; in tal modo i nostri occhi hanno cominciato pian piano a scorgere le difficoltà e le fatiche dell’altro con uno sguardo di tenerezza e di comprensione. La preghiera ci ha fatto capire chiaramente che gli ostacoli più grandi erano in noi; erano le nostre paure. Ci ha anche mostrato in modo chiaro la presenza di Dio, vera e viva nella nostra vita, attraverso non solo la figura meravigliosa di p. Fabrizio, ma anche di due fratelli (Donato e Francesca Leopaldi) che mai ci hanno fatto mancare il loro sostegno e il loro amore.
La preghiera aveva irrigato quell’aridità, quel deserto fatto di timori e lo aveva trasformato in un terreno fertile, facendoci comprendere appieno che il primo atto fecondativo cui è chiamato ciascun coniuge consiste nell’amare il proprio sposo, nel rendersi canale per la Grazia per arrivare al cuore dell’altro, fecondandolo dell’Amore di Dio. Pian piano con l’aiuto della Provvidenza, che mai dimentica i propri figli, abbiamo anche superato le difficoltà economiche.
In tutto ciò, tuttavia, il mancato concepimento di un figlio, inizialmente benedetto (anche se mai abbiamo fatto ricorso a metodi contraccettivi), stante l’oggettiva difficoltà di far fronte alle spese che la crescita di un bambino inevitabilmente comporta, cominciava a essere avvertito negativamente e si traduceva in una frustrazione tutte le volte in cui coppie di amici, con cui avevamo compiuto un cammino di fede e di preparazione al sacramento, ci comunicavamo di “essere in dolce attesa”. Questo ha rappresentato un nuovo periodo di prova per noi, ma, forti della precedente esperienza, abbiamo capito innanzitutto che da soli non ce l’avremmo fatta: ancora una volta ci siamo affidati alla preghiera, ma non per ottenere la “grazia del concepimento”, ma per capire come agire per il meglio. La preghiera ha illuminato i nostri cuori facendo nascere soprattutto in Danilo, che si era accorto della profonda difficoltà che attanagliava il cuore di Titti in questa situazione, non la domanda: «Dio mio, perché non ci doni dei figli?», ma «Padre mio, come posso aiutare la mia sposa, in questa prova?». Ci siamo poi accorti, a distanza di tempo, che ognuno di noi, in vari momenti, non ha voluto effettuare pressioni affinché l’altro eseguisse test di fertilità perché vedeva il proprio sposo/la propria sposa non pronto a una risposta negativa: un figlio non può essere a tutti i costi e soprattutto non può essere pagato con la moneta della frustrazione e delle difficoltà della persona che dinanzi al Signore si è promesso di amare sempre.
Queste difficoltà e timori, come successo in precedenza, sono stati superati, anche grazie all’accompagnamento in un consultorio familiare in Roma, come suggeritoci.
Siamo stati successivamente chiamati a una nuova, grande prova. Padre Fabrizio, la nostra guida spirituale, nell’aprile del 2014, dopo diversi mesi di malattia, è ritornato alla casa del Padre. Un nuovo periodo di sterilità, incredulità, disorientamento poteva profilarsi all’orizzonte. Anche in questa circostanza, tuttavia, abbiamo attinto forza della preghiera e dalla Parola che ogni giorno ci veniva donata e che meglio ci ha fatto comprendere quegli avvenimenti: “Li amò fino alla fine” (Gv 13, 1); “Resta con noi perché si fa sera” (Lc 24, 29), poi “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4, 20) e “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).
Abbiamo capito con chiarezza che, come gli apostoli, non potevamo restare nel cenacolo, chiusi e paralizzati nel nostro dolore, ma eravamo chiamati a dare testimonianza di ciò che avevamo vissuto e a donare ciò che gratuitamente avevamo ricevuto, perché anche noi, pur senza figli, siamo chiamati a fecondare il prossimo con l’Amore di Dio, comprendendo appieno, così, quei primi passi della Bibbia: «E la terra produsse (...) ciascuno (...) secondo la propria specie» (Gn 1, 12).
Abbiamo così avviato a Roma degli incontri per famiglie che vogliono condividere lo spirito francescano della condivisione e della semplicità e per i quali abbiamo ricevuto la benedizione di p. Fabrizio nell’ultimo colloquio del 6 aprile, e che abbiamo voluto chiamare utilizzando le sue inziali “Fa.Miglia in cammino”.
Nel frattempo il Papà dei cieli, che mai ci lascia soli, ha posto accanto a noi un’altra guida, ci ha fatto un nuovo grande dono, il caro p. Marco Vianelli, che con tenerezza e affetto ci sta accompagnando in questo nuovo tratto di strada lungo le Sue vie.
In questi tre anni abbiamo compreso che la casa cui aspiravamo non era quell’appartamento a Roma fatto di muri, mobili, elettrodomestici, etc... non era quella la casa di cui il nostro cuore aveva bisogno. Quella casa erano Titti e Danilo, quel Noi sempre alla presenza del Signore, per essere in ogni luogo la tenda di Dio in mezzo agli uomini… che Lo custodisca e Lo comunichi agli altri e ci renda così fecondi.

venerdì 15 gennaio 2016

Testimonianze dal corso per single "Dove Sei" di Gennaio 2016


Cari amici, ecco alcune testimonianze da parte di coloro che hanno partecipato al corso per single "Dove Sei" che si è tenuto alla Domus dall'8 all'11 Gennaio 2016.

Ciao amici dello Staff,
volevo ringraziarvi per quanto fatto per noi, è stata davvero una arricchente esperienza! Ho apprezzato molto i contenuti di ciascuna catechesi, il modo e la passione con le quali gli oratori ci hanno parlato. Vi siete presi cura di noi e avete trasmesso l'amore di Dio in queste giornate! Non è stato sempre semplice ascoltare perché sono state sollecitate delle parti interiori che avrebbero voluto stare tranquille ancora un po', assopite e senza stimoli. Invece ovviamente la Verità non si risparmia, non riesce a stare zitta e a mantenere il modus operandi del quieto vivere, pertanto è uscita dalle vostre bocche ed è diventata concetto, ventata di Spirito Santo.
Certamente prendere coscienza della propria vita e del suo valore il prima possibile è cosa preziosa, pertanto ben venga anticipare anche ai più giovani certi discorsi, anche se mi rendo conto che in giovane età la difficoltà/esigenza per i ragazzi potrebbe essere quella di scoprire il mondo con il rischio di perdersi. Coloro che parteciperanno a questi cammini saranno perlopiù giovani già provenienti da ambienti "di chiesa" e quindi magari, come è successo a me, vorranno provare il mondo per poi però accorgersi che le strade percorse non erano valide, non erano quelle giuste magari avanti nel tempo. Vedo solo questa difficoltà nella proposta ai più giovani di certi concetti, vale a dire il loro eventuale bisogno comunque di conoscere ambienti "extra chiesa" perché provenienti proprio da quell'ambiente, rischio non valido per tutti ovviamente.. Per questo forse potrebbe servire qualche testimonianze di meno giovani che potranno parlare loro dicendo, di non farsi ingannare dal mondo, che la Chiesa, Cristo, sono l'unica vera risposta, che proveniamo dal creatore, da Lui torneremo e nessuna altra cosa è degna della nostra vita.Vi ringrazio dunque per la passione che avete usato nell'esporci l'urgenza di lasciarci amare da Dio per poi ripetere questo gesto nei confronti dei fratelli e delle sorelle nel mondo. Grazie! 
Giovanna Da Verbania


Anzitutto grazie di tutto quel che avete fatto e fate per noi. A me sembrate perfetti così come siete ed avrei poco da dire. Provo a riportarvi qualche mio pensiero, consapevole che ci state sicuramente già lavorando. Tempo fa ho letto libro che mi ha colpito, il titolo è: "l'educazione e dell'avvenire" di R. Livingstone, del 1941. Questo libro parla dell'esperienza fatta in Danimarca contro il pensiero nazista, per far fronte al quale erano state aperte scuole popolari per adulti nella campagne. Si i insegnavano materie umaniste ed il risultato è stato il miglioramento di quella società anche nella produzione agricola (a prova del fatto che la crescita interiore dell’individuo si riverbera poi su tutte le cose).Ritengo sia molto importante la formazione dai 30 anni in poi perché a 18 anni non siamo in grado di capire certe cose e preferiamo vivere con la libertà (troppa) che ci é concessa. É difficile cogliere il senso delle cose spirituali a quell'età, ma poi crescendo l'esperienza che si fa nella vita aiuta a capire i messaggi di verità e così a colmare man mano il vuoto che c'è in ognuno di noi e magari correggersi. L’esperienza, purtroppo, non è trasferibile con le parole. Penso sia importante la formazione che fate, ad alto livello (le parrocchie non bastano più..), ed è importante, penso, sia rivolta soprattutto agli adulti. Ritengo quindi che la Chiesa, tutta, debba potenziare la sua funzione evangelizzatrice potenziando i ritiri di alto contenuto. Fuori c'è tanta sete. [..] Iniziare è per tutti ma rimanere costantemente sul terreno della Fede no, è per pochi, e solo fidelizzando le persone si può cambiare il mondo. Grazie dell’attenzione e grazie ancora per tutto quello che fate. Vi abbraccio tutti, uno ad uno.
Adriano da Milano


mercoledì 13 gennaio 2016

Sul convegno "Guerra e Migrazione" di Livia Trigona



La locandina del convegno

Il 16 Gennaio 2016 dalle ore 9:00 si terrà alla Domus Pacis il convegno "Guerra e Migrazione" organizzato dalla Onlus "Omnes, oltre i confini"

L’idea di organizzare il convegno è nata a seguito della partecipazione ad una conferenza tenuta dal dott. Rahmatullah Hanefi, ex responsabile di un ospedale di Emergency in Afghanistan e, oggi, rifugiato politico in Germania. La sua testimonianza e il grande desiderio di far conoscere la situazione del suo paese dopo quattordici anni di guerra, ha spinto ad una riflessione sull’importanza di rendere “tangibili” le spesso sintetiche notizie che passano sui conflitti in atto nei vari paesi e sulle conseguenze, in termini di vite, di devastazione e di fughe di uomini, donne e bambini, che questi conflitti comportano. Lo scopo del convegno è dunque quello di approfondire e comunicare lo stretto legame esistente tra la guerra, la fuga e l’accoglienza.

Dare l’opportunità all’ascoltatore dei telegiornali, indaffarato nelle sue faccende giornaliere, di fermarsi un attimo a immaginare i volti, le storie, le paure di uomini, donne e bambini che si trovano obbligati ad abbandonare le loro case con le tavole imbandite, per scappare senza una meta precisa in posti all’apparenza più tranquilli e trovarsi, dopo terribili viaggi, a dover combattere una nuova battaglia per farsi riconoscere come esseri umani che necessitano di aiuto, protezione e di un abbraccio accogliente.

Un convegno di “incontri” con esseri umani, di storie vissute sulla pelle; un’occasione per osservare, ascoltare, chiedere: chi sei? Cosa ti è successo? Testimonianze volte ad “umanizzare” i migranti, parlare di loro come esseri umani e non come numeri; sensibilizzare, senza pretese, ad osservare il fenomeno nella sua interezza. Un’opportunità per tutti noi, società civile, non solo quindi per addetti ai lavori ma aperta alla cittadinanza e soprattutto al mondo delle scuole e degli insegnanti.

Si è simbolicamente scelta la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato come data per realizzare questa iniziativa e sono stati coinvolti come relatori esseri umani, diretti testimoni per scelte personali o per fatalità, delle tematiche sopra illustrate: rifugiati politici, migranti, operatori del sociale, voci di integrazione e voci dissonanti, esponenti della politica che daranno voce all’aspetto istituzionale della nostra nazione su tali tematiche e il pubblico, che potrà chiedere per capire.

Un giorno in cui decidendo di esserci si avrà la possibilità di ridare significato ai termini: guerra, fuga e accoglienza e dignità a quell’umanità, spesso mortificata, anche dall’uso superficiale che si fa di queste parole, di fatto svuotate semanticamente e rese solo suoni ripetuti in modo stanco e meccanico, suoni ai quali siamo ormai abituati.

Echi di guerra dall’Afghanistan, dal Sudan, dalla Palestina, dalla Siria, dal Burundi voci di viaggi e di arrivi da Lampedusa e da Creta.

La formula scelta è quella di un convegno dinamico misto tra interventi di parole, di suoni, di immagini e passi letti, al fine di tenere alta l’attenzione e creare il desiderio di sapere di più.

Si sarà raggiunto l’obiettivo se anche una sola delle persone che avrà deciso di partecipare, allo spegnersi delle luci, non sentirà l’esigenza di alzarsi per andar via ma vorrà sapere ancora un dettaglio in più!

Il convegno è stato ideato prima del 13 novembre e dei tragici eventi di Parigi così come il testo è stato scritto nelle settimane precedenti, alla luce di quanto successo si avverte con ancora maggiore chiarezza l’urgenza di approfondire questi argomenti.

L’odore acre della guerra sembra essere adesso molto vicino, il rischio di alimentare l’odio con altro odio è tangibile, il sospetto isola gli esseri umani, la paura li rende vulnerabili e facili prede di azioni vendicative. Riflettere sull’insensatezza della guerra potrà evitare nuove fughe dalle bombe e nuovi visi rigati da lacrime.